Biografia
Enrico Maccaferri
nasce a Mirandola il 17 di luglio del 1990.
Studia l'arte della ceramica all'Istituto d'Arte A.Venturi di Modena.
Conosce Sartori nell'arte plastica, i migliori maestri ceramisti faentini e modenesi, quali Leopardi e Valentini; in modo specifico Italo Consorti, grande maestro ceramista di Castelli, che gli insegna la tecnica ceramica del Raku, che gli permetterà di esprimersi in originali sculture, dalle superfici metalliche screziate.
Opera dedicata a Tazio Nuvolari
Una di queste, dedicata a Tazio Nuvolari, è conservata nel Museo dell'Istituto d'Arte Venturi, e ha ricevuto il riconoscimento, come opera più originale partecipante al Concorso dedicato al grande campione.
Ricerca Artistica - "Biblos"
Continua la sua ricerca artistica, sperimentando nuove tecniche che completano le sue
collezioni
scultoree.
Nascono così i suoi “Biblos”: Libri di pietra eseguiti in ceramica Raku.
Sono sculture di cm 40x50 circa, con spessori variabili tra un centimetro e dieci cm.
I suoi “Libri”, raccontano del tempo, della musica, della vita scritta e quella da
scrivere, delle paure
dell'uomo, delle sue sicurezze e incertezze, delle sue passioni, dei suoi amori; parlano con lingue
antiche, moderne, conosciute e sconosciute, alcune da decifrare.
Le linee armoniche che li incidono e li scolpiscono, risalgono dalle profondità delle pagine,
come forme
fuse scorrevoli, forgiate incandescenti nel crogiolo dell'interiorità, poi scaturite e consolidate
all'aria e all'acqua, sulla terra, in aggregati di materia luminescente vibrata da movimenti
metallici.
Sono opere complete, originali e irriproducibili, nelle quali Enrico esercita una costante
ricerca
tecnica per nuove superfici scultoree e cromatiche, nell'espressione artistica della sua
sensibilità,
che scaturisce dalla riflessione profonda dell'essere umano.
La biblioteca della vita: Enrico e i suoi libri incantati
Le parole sono incastonate come gemme nel mistero di pagine iridescenti, sono sillabe che affiorano
dalla profondità del tempo. Non importa se non si riesce talvolta ad afferrarne il significato, la
loro
forma è già un linguaggio, la loro esistenza d’arte è un messaggio carico d’intensità.
I libri aperti del giovane Enrico Maccaferri (nato a Mirandola nel 1990)
possono sembrare di pietra, ma sono di terra,
plasmati e cotti, quindi impregnati di sostanza vitale che s’anima nei cromatismi minerali e
cangianti
della tecnica Raku. Le frasi che
riportano sono formule sacre arcaiche ed eterne, fissate su una materia
persistente solo in apparenza, in realtà fragile, ma anche per questo palpitante, umana. Questi
grossi
libri sono creature che emanano e narrano una “storia infinita”, proprio come il magico
volume
dell’omonimo romanzo fantastico di Michael Ende.
Hanno superfici come reticoli venosi su chiare epidermidi da dove improvvise
possono uscire increspature di mani, parvenze di volti, spine cerebrali,
simulando corporeità.
Altrove le pagine paiono fondali primordiali crepati e rugosi, ma in
fermento
generativo, da dove emergono le parole (caratteri greci, lingue arcaiche), magiche o sacre. Sono
epifanie strappate all’oblio e spesso senza un ordine, ma con la logica evocativa dell’enigma. Come
i
geroglifici nella pittura rinascimentale, tradiscono il loro senso contingente per farsi
enunciazioni
d’assoluto, emblemi in forma e sostanza che possono rivolgersi ad ogni uomo.
Si dice che l’arte, nelle sue varie declinazioni, conduca lontano, nello spazio e nel tempo, in un
saliscendi che va dalle profondità della coscienza alle vette del sogno. E oltre, alle
imperscrutabili
altezze del divino.
Qui in più c’è la simbologia millenaria del libro che trattiene nelle
pagine tutto il possibile
iniziando chiunque vi s’accosti al viaggio della conoscenza e della fantasia.
Ma non possiamo né
dobbiamo sfogliarli, né entrarvi dentro. Ci vengono allora incontro, paiono
animarsi, mentre intuiamo
che la prossima invisibile pagina può essere la svolta di un pensiero, l’immersione nella
meditazione,
il volo della preghiera, la domanda che dischiude la vertigine dell’infinito. Questi libri non sono
simulacri, monoliti del sapere, né semplici decorazioni, ma forme vibranti come incarnazioni.
Sono inusuali “libri d’arte” che riportano solo brevi frasi, parole e
figure incomplete ma essenziali, quelle
che riconducono a tutto il resto e valgono davvero. Inghiottite dalla terra, dal tempo sono infatti
restituite dal procedimento, quasi alchemico, della ceramica Raku. Sono dunque anche un tributo
alla
ricerca inesausta e alla creatività dell’uomo.
Raccontano l’eterna parabola dell’esistenza dove tutto
quello che è scritto può ritornare, la prima parola è l’ultima e viceversa. Ci sono strade di terra
e di
carne, di luce e d’ombra da percorrere e in queste opere sembrano schiudersi davanti a noi,
germinare,
animarsi. E’ la biblioteca della vita e ognuno ha il suo libro, la sua frase. Quale sia lo deve solo
scoprire.
A tutt'oggi sperimenta nuove tecniche con nuovi materiali su supporti di tela e legno che arrichiscono le sue ricerche cromatiche e materiche. Le immagini di ingranaggi che muovono il mondo, di reticoli metallici irridescenti, risalgono dalle profondità delle composizioni in aggregati di materia vibrante.